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(fonte Conflitti e strategie)
Questo è uno dei primi articoli del Prof. Gianfranco La Grassa, economista e saggista, che viene ospitato in questo sito. Gianfranco La Grassa è professore emerito di politica economica alle università di Pisa e Venezia(quì una sua breve biografia con le ultime sue pubblicazioni). Ha scritto decine di saggi pubblicati con le più importanti case editrici italiane, da Editori riuniti a Feltrinelli, e parecchi suoi studi hanno avuto traduzioni in varie lingue.
Per fare conoscere il pensiero di Gianfranco La Grassa viene pubblicato in altre pagine una introduzione che scrisse qualche anno addietro il compianto Costanzo Preve.UNA NUOVA GUERRA FREDDA?
Questa sezione de “Il Giornale” (“occhi
della guerra” )
mi sembra contenere molti buoni articoli soprattutto sulla situazione internazionale.
Da un minimo di attenzione a quanto è andato accadendo dopo il 1989-91
(crollo dall’interno del presunto socialismo e dell’Urss), risulta
chiaro che siamo entrati in un’“epoca del mondo” decisamente
nuova. La cosiddetta guerra fredda, se finalmente si riscrivesse correttamente
la storia tra il 1945 e il suddetto crollo, si dimostrerebbe una definizione
assai imprecisa di quel periodo, malgrado alcuni momenti di effettiva tensione;
mai però al limite dello scoppio di una terza guerra mondiale come ci
raccontavano politicanti e giornalisti quanto meno poco affidabili, in ciò seguiti
da storici (di storia contemporanea) che andrebbero licenziati dai loro posti
di lavoro e messi alla fame.
Adesso invece siamo veramente nella fase in cui si preparano i futuri grandi
scontri tra potenze. Non chiamiamola però guerra fredda, nome che non
dice nulla. Siamo in marcia, non lineare come sempre avviene in casi come questi,
verso il multipolarismo che poi sfocerà, con almeno il 90% di probabilità,
in un nuovo policentrismo conflittuale acuto, prodromo dello scontro aperto;
che, con altrettale probabilità, non sfocerà in una guerra più generale
(detta mondiale) del tipo di quelle del XX secolo. Salvo che per l’accentuazione
di un paio di caratteri già presenti nella seconda guerra mondiale, ampiamente
combattuta nello spazio aereo e in cui era quasi meglio trovarsi in prima linea
che fra le cosiddette “popolazioni civili” nelle retrovie, bombardate
a tutto spiano. Non penso affatto che simile scontro sia imminente poiché esso
ha sempre richiesto una forza pressoché pari tra alcune potenze, che poi
si raggruppano (e raggruppano altri paesi) in due fronti contrapposti. L’equilibrio
di forza (bellica in definitiva) è fondamentale, perché solo allora
diventano difficili, e infine impossibili, le mediazioni. Ogni mediazione esige
che ci sia il più forte, altrimenti gli “altri” non mediano.
Deve essere chiaro che, malgrado le varie bufale raccontate ai popoli, in ogni
mediazione c’è uno che di fatto l’impone e ci guadagna sopra;
appunto perché è ancora il più forte. Quando anche gli altri
si sentono “in vigore”, non hanno alcuna intenzione di cedere alcunché tramite
trattative estenuanti, e perfino umilianti, per tutti; e allora si devono regolare
i conti come i “due pistoleros” nei film western.
Racconteremo in altra sede, perché è abbastanza complicato e lungo,
come la lotta radicale e definitiva tra i vari strati sociali esistenti nei vari
paesi (quegli strati un tempo definiti “classi”, termine ormai troppo
pomposo) viene quasi sempre in evidenza in seguito all’aspro confronto
tra paesi da definirsi “potenze”. Nell’attuale fase storica,
in cui queste hanno ancora una forza troppo differente fra loro, è necessario
lavorare ad unire tutti coloro che vorranno infine sul serio liberarsi della “presa
statunitense”. Chiariamo bene. Una parte dell’Europa è sotto
il tallone Usa da 70 anni (e in questa parte c’è l’Inghilterra
della brexit, che non crea per quel paese nessuna ventata d’autonomia);
l’altra parte è sotto la stessa dominazione da un quarto di secolo
(e oggi è tutto sommato la più antirussa per motivi storici ovvii).
Se vogliamo liberarci del predominio statunitense, dobbiamo necessariamente allearci
con la Russia. Non si tratta di cadere da una servitù all’altra;
non è questo che qui si sostiene, bisogna solo “fare gruppo” con
chi è meno forte per opporsi al più forte.
Alcuni sono convinti che la Cina abbia o avrà fra poco una potenza superiore
per fronteggiare gli Usa. Non ci credo molto e vedo che gli Stati Uniti (anche
quelli di Trump) “curano” molto di più la Russia come avversario.
La Cina, malgrado tutte le chiacchiere, è meno avanzata militarmente e
anche tecnologicamente. La Russia, fra l’altro, ha già passato lo
sconvolgimento legato alla struttura sociale irrigidita dalla irrealizzata pretesa
socialistica, che ha orientato ideologicamente una politica piuttosto miope;
in specie nei confronti dei ceti medi, veri strati sociali decisivi nello sviluppo
industriale dell’ultimo secolo man mano che avanzava un capitalismo assai
diverso da quello inglese dell’800. E poi, in ogni caso, la Cina “non è vicina” come
dicevano i “maoisti” di 40-50 anni fa (questa idiozia, almeno, me
la sono risparmiata). Siamo in un’area che è “addossata” a
quella russa. Qui si giocano i nostri destini. Oggi, posizioni come quelle lepeniste
e leghiste (con simpatie confusionarie sia verso Putin che verso Trump) non sortiranno
effetti di autentica autonomia.
Dopo la strategia direttamente aggressiva (Bill Clinton e Bush: Serbia, Afghanistan,
Irak), dopo quella del caos (Obama-Hillary Clinton: annientamento della Libia
di Gheddafi, liquidazione di regimi amici in Egitto e Tunisia, tentativo di “libizzazione” della
Siria, al momento sventato dai Russi), abbiamo adesso la strategia della “imprevedibilità” di
Trump con scelte contraddittorie per confondere gli avversari. Gli Usa restano
però sempre gli Usa – pur divisi all’interno tra gruppi obamiani
e trumpiani, che pensano in modo differente e forse regoleranno infine i conti
fra loro – cercando in ogni caso la strada migliore per restare i dominatori
del mondo. Si deve stare con la Russia – in quanto paesi indipendenti – ed
essere ostili a qualsiasi strategia o tattica inventata dai differenti establishment
americani.
Anche gli europei (della UE) – con la Francia all’avanguardia in
questo momento – stanno tentando di adeguarsi alla nuova situazione nell’intento
di rimanere comunque i manutengoli degli Stati Uniti, posizionamento che garantisce
loro vari vantaggi di cui gode pur sempre la servitù. Solo che ormai si
accentuerà il conflitto all’interno di quest’ultima. I “pagamenti” (in
senso lato) che possono offrire gli americani non sono più lauti come
un tempo; la lotta tra i leccapiedi per essere i meglio “retribuiti” andrà accentuandosi.
Bisogna approfittarne; ma alleandosi con la Russia e sbaraccando via con la violenza,
non con il voto, questi brutti figuri che ci stanno riducendo a zero. E fra questi
figuri, i più “avanzati” nel loro laidume appartengono alle
pretese “sinistre”; tuttavia oggi seguite a ruota dalle presunte “destre” (quelle
dette moderate). Un unico pattume da gettare in discarica.
Si rischia che accada come al solito. Nel 1914 si dissolse di fatto la II Internazionale
(“ufficialmente” un anno dopo), che era il vero “movimento
operaio” dotato di collegamenti fra i suoi vari comparti nazionali. La
III Internazionale (detta comunista) era solo una serie di spezzoni creati a
difesa dell’Urss, considerata “primo lembo” del socialismo,
che si pensava ormai in marcia. Si deve ripetere questo errore sia pure in forma
diversa (nella storia si verificano molte ripetizioni, ma in forme assai differenti)?
Se non lo vogliamo, allora occorre l’alleanza (da pari a pari) con la Russia,
accompagnata però dalla netta ostilità verso gli Usa (con qualsiasi
presidente). Ed eliminazione minuziosa e accurata di ormai indefinibili “sinistre” e “destre” nel
nostro continente (e in Italia più che altrove). Però manca ancora
chi scarica i rifiuti. Quindi, purtroppo, manca il più necessario!
Introduzione al pensiero marxista di Gianfranco La Grassa secondo Costanzo Preve