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(fonte Conflitti e strategie)
Il prof. Gianfranco La Grassa, economista e saggista, di cui si pubblicano le opinioni in questo sito è professore emerito di politica economica alle università di Pisa e Venezia(quì una sua breve biografia con le ultime sue pubblicazioni). Ha scritto decine di saggi pubblicati con le più importanti case editrici italiane, da Editori riuniti a Feltrinelli, e parecchi suoi studi hanno avuto traduzioni in varie lingue.
Per fare conoscere il pensiero di Gianfranco La Grassa viene pubblicato in altre pagine una introduzione che scrisse qualche anno addietro il compianto Costanzo Preve.14 maggio 2018.
Si continua a fare politica tramite la magistratura. Si era iniziato con “mani
pulite” (rifaremo semmai la cronistoria), ancora un mese fa con la sentenza
di Palermo si è tenuto “sotto schiaffo” il “nano” per
presunti contatti con la mafia, adesso lo si “riabilita” (termine
del tutto improprio perché la condanna resta e la pena è stata
scontata) per consentirgli di rientrare al Senato (c’è sovraffollamento
tra i suoi fan, magari a pagamento, per lasciargli uno scranno nell’“alta
camera”) e mettere meglio i paletti (comunque già lo sta facendo
da tempo) alle mosse di Salvini. Ho sentito ieri sera anche la “ragazzotta
bionda” di FdI, che stimavo un po’ e che ha dimenticato (ha voluto
dimenticare) come il “leale alleato” l’abbia fottuta alle Comunali
di Roma presentando Marchini e facendole perdere il ballottaggio a favore del
piddino Giachetti. Il “basso” politicante, recatosi nel 2011 a piegarsi
davanti a Obama, non ha mai abbandonato veramente il patto del Nazareno. Questo è saltato
proprio per poter continuare sotto traccia, senza aperti connubi Pd-FI, in modo
da essere ancora più efficace.
Il vile gioco del “neobadoglio” (con il “bel tipino” Renzi) è stato
messo in crisi dall’inaspettato sorpasso della Lega su FI il 4 marzo. Si
sono messi di buzzo buono; per un certo periodo l’“argine al populismo” e
la garanzia di assoluta “fedeltà” della “regione” Italia
al potere centrale europeista (in sottile contrasto tra Macron e Merkel) è stata
assunta dal “governatore” di detta regione. Adesso con il rientro
del “nano” si potrà più apertamente giocare almeno
in due a quest’“argine”, nel mentre Renzi ha scongiurato fin
da subito ogni possibile contatto con “altri” (tipo ad es. i 5 stelle).
Ieri sera, appunto, dall’Annunziata la Meloni ha fatto chiaramente capire
che, con l’entrata ormai aperta del berlusca in campo, è poco utile
che Salvini continui a giocare con Di Maio. Era del tutto evidente il consiglio
di non proseguire nella trattativa e di far fallire il governo. E dopo che questi
ipocriti di Lega e Fdi avevano tuonato contro i voltagabbana – e proponevano
perfino un cambio di Costituzione in modo che chi fosse stato eletto parlamentare
in un partito, se cambiava idea, fosse obbligato a dimettersi – ieri sera
la Meloni diceva che è ancora possibile tornare ad un governo di centro-dx
(mancante di almeno una cinquantina di senatori e anche deputati) in grado di
trovare i voti in Parlamento, cioè appunto quelli di chi viene eletto
da una parte e si sposta dall’altra.
Sono tutti sommamente disgustosi e marci opportunisti, solo interessati a basse
operazioni di potere. Adesso vedremo gli effetti della "riabilitazione" sulla
nascita o meno di questo già “affannato” governo. Ma se anche
nasce, lo sarà per poco. Già è intervenuto Maroni a sostenere
di tornare a giocare apertamente con il “nano”. E il “leale” Salvini
(altro personaggio la cui ambiguità è ormai manifesta a tutte lettere)
farà durare assai poco questo governo, anche nascesse. Tornerà l’“inciucio” se
questa popolazione continua a non capire nulla delle manovre di questi furfantelli
da trivio. Si conferma che siamo servi. Qualcuno, come Salvini, manifesta idee
un po’ diverse (molto poco) in fatto di UE e di rapporti (solo commerciali)
con la Russia, ma garantisce tutte le alleanze con la UE, con la Nato, con gli
Usa (chiunque vincerà in tale paese “padrone”). Tutto è di
una chiarezza smagliante; anche l’incapacità della popolazione di
afferrare che tutti questi sono materiale di scarto, rifiuti accoccolati in discariche
a pieno controllo di poteri stranieri. E c’è chi finge patriottismo,
rispolvera ideali di una insopportabile vecchiezza ultrasecolare, mostrando solo
d’essere un ipocrita e un falso. Che epoca! Di una bassezza mai riscontrata
dalla nascita di questa nazione.
P.S. Sento adesso la voce del possibile premier: Giulio Sapelli o Conte. A dir
la verità, se ben ricordo le ultime cose sentite, il primo non sarebbe
niente male. Quindi dico magari; Conte meglio di no. Tuttavia, mi auguro che
non brucino subito il proposto. I “garanti” della fedeltà dell’Italia
alla UE sono sempre pronti ad utilizzare quella grossa “inesattezza” su
Einaudi che nomina Pella. Ricordo bene il fallimento nel 1953 della “legge
truffa” (così è passata alla storia; e il premio di maggioranza
scattava al 50% +1 non al 40% come propongono questi “democratici” che
vogliono il “bene del popolo”, cioè di un 40% di votanti,
non di elettori, che comanderebbero così sulla maggioranza della popolazione).
E da quel fallimento, nacque (dopo un primo incarico a De Gasperi o qualcosa
di simile) la nomina di Pella, che era comunque del partito di maggioranza. Allora
adesso, il “garante delle Istituzioni” dovrebbe semmai nominare un
premier del partito di maggioranza; magari non Di Maio ma uno di quel partito.
Così fece Einaudi! Non dico altro perché sapete cosa può accadermi
se rivelo quello che penso. Ripeto che l’Italia è ridotta a semplice
regione (e non a statuto speciale) dell’Europa, il cui potere centrale
(oggi contestato ad est, Patto di Visegrad, e a nord, Svezia, Norvegia, Danimarca,
ecc.) vede il sordo conflitto tra Francia e Germania. Entrambe per garantire
la genuflessione agli Usa; la Francia blandisce un po’ Trump (con moderazione
per vedere come andrà a finire), la Germania sta ancora dalle parti del
precedente establishment. Una meraviglia, un’epoca di disfacimento di un’antica
area di civilizzazione.
Sopra un grafico, proveniente da ilsole24ore, che evidenzia gli eletti per partito alle scorse elezioni politiche del 4 marzo. M5S e Lega hanno i numeri per fare un governo.