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'Si maritau Rosa' e 'La luna è 'n
mezzu u mari" sono canzoni popolari. Nel senso che qualcuno,
nella prima metà del novecento le ha scritte, rivedendo magari
qualche antico motivo popolare, ma non li ha firmate o non si è curato
di farlo per scelta.
Queste due canzoni sono
nel repertorio di tutti i gruppi folcloristici. Il loro affermarsi ha accompagnato
il cambiamento dei costumi, degli usi nuziali del popolo siciliano. Le ragazze
siciliane, nella stragrande maggioranza, non seguono più i comportamenti
delle loro bisnonne e/o nonne. Non esiste più la ragazza che sta alla
finestra per farsi ammirare e conoscere. I genitori poco o nulla contano nel
concludere per le figlie un fidanzamento o un matrimonio. Il mondo è cambiato
dal punto di vista delle possibilità di comunicazione. Si sono affermati
il telefono, il cellulare, internet e fra non molto potrà essere accessibile
a moltissime tasche il video telefono. Ma già la scuola dell'obbligo prima
e la scuola di massa(in Sicilia e nelle regioni del sud si va a scuola per lo
meno fino al diploma perchè non esistono fabbriche o quasi)poi, avevano
contribuito a fare uscire le ragazze dalle loro case, così come propone
'Si maritau Rosa'. In questa canzone una ragazza già si ritiene "rannuzza" per
i fiori d'arancio.
Ha la dote, la casa non è un problema, ma ancora non è stata chiesa
in sposa. La colpa è della madre che la tiene rinchiusa. L'altra canzone
- 'La luna è mezzu u mari'- può essere considerata una risposta,
un contraltare alla prima. In questa seconda canzone ci sono tre voci. La prima
voce è quella della ragazza che dichiara alla madre di volersi sposare.
La seconda voce è la madre che risponde come fosse un sensale di nozze.
La terza voce è il coro che commenta. La madre, però, trova sempre
un difetto nei possibili pretendenti.I versi sono stati ripresi e rimaneggiati
da noi stessi da una versione messinese. Le due canzoni sono molto allegre, sia
musicalmente sia letteralmente, e riflettono il bisogno umano, soprattutto femminile,
di perpetuare la propria specie nell'istituto della famiglia. Oggi non pochi
sono gli ostacoli che si frappongono alla formazione di una famiglia: prima fra
tutti la scarsità del lavoro giustamente retribuito, la casa e tutti quei
bisogni o pseudobisogni(che fa lo stesso se non si vuole vivere nel deserto o
in clausura)che vivere in una società post-industriale comporta.
A questi due canti ho aggiunto recentemente una canzone, "Npicciutteddu
seriu", che descrive, invece, un dialogo tra padre e figlia. La figlia chiede
al padre dei colloqui avuti con i suoi suoi pretendenti. Il padre le riferisce
che li ha incontrati, ma che, considerati i difetti in loro riscontrati, gli
ha comunicato di non avere figlie da maritare. La figlia rimane contenta di come
il padre l'ha difesa e dice che non sente più il desiderio di maritarsi.
Ma il padre chiude la canzone con l'apertura solo a un "picciutteddu seriu",
come
futuro genero.