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Personaggi e voci prima rappresentazione
avvenuta il 26/12/1729 al Teatro San Giovanni Gristostomo
a Venezia:
Semiramide, principessa egiziana, che nelle sembianze del
figlio Nino, cerca di manovrare i pretendenti alla mano
della principessa di Bactria,
Tamiri, soprano.
Mirteo, principe egiziano, pretendente alla mano di Tamiri, è fratello all'oscuro
di Semiramide(mentre quest'ultima sa che si tratta di suo fratello), soprano
castrato.
Sibari, innamorato non corrisposto di Semiramide
e suo confidente: è l'autore machiavellico di tutte le trame del racconto,
tese per raggiungere l'amore di Semiramide o eliminare i rivali amorosi, alto
castrato.
Idreno/Scitalce, principe indiano, pretendente alla mano di
Tamiri, ma ex-amante di Semiramide quando si faceva chiamare Idreno, soprano
castrato.
Tamiri, principessa di Bactria, soprano.
Ircano, principe scita pretendente alla mano di Tamiri, basso.
Libretto
Online(Metastasio)
PORPORA, Nicola
Antonio.
- Musicista. Nacque a Napoli nel 1686, vi morì nel 1768. Studiò con
G. Greco nel Conservatorio dei poveri di G. C., esordì nel 1709
con Basilio imperatore d'Oriente. Roma e Napoli applaudirono altre sue
opere, fino al 1725, mentre egli attendeva all'insegnamento nel Conservatorio
di S. Onofrio a Napoli, dal 1715 al 1722. Maestro di canto famoso, ebbe
la ventura di formare cantanti come l'Uberti (Porporino), il Majorano (Caffarelli),
C. Broschi (Farinelli) e, anche l'Appiani e il Salimbeni, sopranisti, e
più tardi la Mingotti, la Molteni, la Gabrielli e il basso Montagnana,
sui quali esercitò un ascendente affettuoso, protettivo, rigoroso.
Tenore, soleva dar saggio della sua arte specialmente nelle chiese. Colto
di poesia e di letteratura, leggeva il latino, parlava il tedesco, l'inglese,
il francese. Tecnico formidabile, esauriva tutte le possibilità meccaniche
della voce umana, e in più mirava a nobilitare l'espressione, sia
nel canto spianato, sia nel recitativo. Sembra che mirasse a commuovere
più che a meravigliare (da Enciclopedia Italiana Treccani 1935).
Semiramide riconosciuta, il dramma opera di Pietro Metastasio,
non ha nulla a che vedere col racconto-mito della regina assiro-babilonese.
L'unico accenno
al mito
è il fatto che si presenta come fosse il figlio Nino. Secondo alcuni
storici questa regina fu reggente di un figlio ancora piccolo, dopo la morte
del re. Per il resto non ha nulla a che vedere con altre opere avente medesimo
soggetto(diversa
pure
dall’altra
Semiramide regina dell’Assiria sempre di Porpora, Napoli 1724). Si
racconta infatti di tre pretendenti alla mano della principessa Tamiri, la
cui sorte
sarà resa
difficile da Semiramide (creduta Nino), e soprattutto dalle trame infide
di Sibari, suo poco affidabile confidente. I tre sono: Mirteo, fratello,
a sua insaputa, di Semiramide; Ircano, principe sciita; e Scitalce,
principe indiano un tempo amante di Semiramide col nome di Idreno. La storia
con Idreno è l'antefatto. Si scoprirà infatti
che Idreno, dopo aver convinto Semiramide a fuggire con lui, l’abbandonò con
sdegno, tentando pure di ucciderla, perché credeva che l'avesse tradito.
In realtà si trattò di una calunnia architettata
proprio da Sibari, che sperava di sostituirsi a Idreno quale amante
della regina. Comincia
l’opera: giunti i pretendenti a corte, Scitalce riconosce subito in
"Nino" Semiramide e lei scopre che il suo Idreno è in realtà un
principe che adesso aspira alla mano di un’altra. Questo reciproco
riconoscimento, che occupa la prima parte dell’opera, si realizza quale
straordinario esempio di virtuosismo drammaturgico metastasiano: ai dialoghi
si frappongono i pensieri di ciascuno (praticamente una sorta di testo
sovrapposto al testo), e ciò viene
complicato dalla presenza in scena di tutti e sei i personaggi, i cui discorsi
si intrecciano l’un l’altro
senza sosta (arditezza fra l’altro ripetuta in più momenti dell’opera).
La vicenda prosegue e si complica. Sibari, che ancora ama Semiramide, avvelena
la coppa che Tamiri offrirà al prescelto, perché sa che sarà Scitalce
(lo scopo è di liberarsi del pretendente suo rivale, poiché Semiramide
sembra ancora innamorata di Idreno-Scitalce). Purtroppo questi rifiuta, poichè
sente che Semiramide non potrà mai approvare questo matrimonio: quindi
anche lui si sta ricredendo sull'amore di Semiramide. Tamiri, piena di sdegno,
offre la sua mano a chi ucciderà Scitalce,
che l’ha
offesa. Si fa avanti Ircano, ma Scitalce è fatto prigioniero da Semiramide.
Ma in effetti tenta di salvargli la vita. Ircano, dietro
suggerimento di Sibari, vuole così rapire Tamiri, ma è catturato:
era un tranello di Sibari, che in questo modo sperava di ingraziarsi Semiramide.
C’è sempre Mirteo per uccidere Scitalce, ma, consigliata da
Semiramide, Tamiri non vuole più la sua morte. Sibari allora, che
vuole liberarsi di Scitalce, rivela a Mirteo che fu lui, col nome di Ircano,
a rapire Semiramide:
il duello non si può evitare, ma, sguainate le armi, i due oltre a
combattere parlano, e presto si scoprono tutti gli intrighi di Sibari. L’opera
si conclude con Nino che si rivela per Semiramide, si riconcilia con Scitalce
e lo sposa. Tamiri si unisce a Mirteo, mentre Ircano si avventa contro Sibari.
Che quel cor quel ciglio altero
Or che d'orrido verno(Cantata)
Parto ti lascio(dall'opera Germanico
A voi ritorno(dalla Cantata Il ritiro)
Freme il mar(Aminta canti pastorali)
Alto Giove(dall'opera Polifemo)
Ecco il primo albore(da Aminta)