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Scrivi al webmaster
Segnalate un caso di inadeguatezza, di disservizio delle amministrazioni statali, centrali e periferiche o degli enti locali. Segnalate un caso di malattia o sofferenza molto fastidiosa risolta quasi del tutto o in modo da non pregiudicare la qualità della vita. Raccontateci un episodio accadutovi da cui si evincono i costumi della società odierna.
Un lettore ci ha fatto pervenire questa lettera
dove racconta un episodio della sua vita in cui ha incontrato una giovane coppia
di ragazzi che avevano messo sù casa dopo una fuitina. Lo pubblichiamo perchè
ci consente di tastare il polso di una città come Palermo per ciò che riguarda
il fenomeno mafioso.
E’ successo qualche anno fa. File di studenti di scuola media accompagnati
dai professori cantavano motti contro la mafia e si avvicinavano all’albero
di Falcone in via Notarbartolo. Qualche giorno prima, ad aprile, il grande
albero di magnolia, che sta presso la casa in cui era vissuto il giudice Falcone,
era stato spogliato di tutti quei messaggi, quei disegni, quelle fotografie
testimonianza dell’affetto dei palermitani per il magistrato ucciso dalla
mafia.
Quel giorno molte scolaresche si erano movimentate per riportare nuove testimonianze
di affetto e riconoscimento su quell’albero.
La bella giornata di inizio maggio e quelle voci di ragazzi festanti inducevano
al buon umore e rinvigorivano la speranza che la legalità a Palermo
fosse ancora una pianta coltivabile da parte di tutti.
Ma dopo essere passato da Via Notarbartolo mi avviai per la metropolitana e
feci in treno un incontro che doveva raffredare l’entusiasmo provocatomi
dalla vista del corteo gioioso degli studenti.
Un giovane di 22 anni circa e una giovane di circa 20 anni mi sedevano di fronte
e lei osservava la sua carta d’identità, nuova fiammante. “Stato
libero - leggeva sulla carta d’identità e rivolgendosi al giovane
con cui stava insieme - Cosa significa? “
Il giovane, dopo qualche secondo,
rispondeva: ”Fuiuta”.
L’argomento era per me interessante e feci notare ai due giovani che ‘fuiuta’ e ‘stato
libero’ non avevano attinenza. Il giovane mi guardò stranito e
mi chiese se per caso facevo parte della mafia. Dissi che non volevo impicciarmi
dei fatti altrui e che mi era venuto spontaneo fare quella osservazione. La ‘fuitina’ è un
antico uso popolare in sostituzione del matrimonio, esposi ai due giovani.
Spiegai che era praticato quando l’ unione di due giovani era osteggiata
da entrambe le
famiglie o solo da quella della ragazza. Succedeva che il fidanzato osteggiato
organizzasse il rapimento della ragazza con quest’ultima consenziente.
Era successo pure, purtroppo, che la ragazza non fosse consenziente e che pure
dopo avrebbe acconsentito malvolentieri a una unione riparatrice, perchè il
peso del senso della colpa(per la verginità che si presumeva perduta)
e l'ambiente misogeno e bacchettone non l'aiutava a decidere diversamente.
Anche frequenti erano i casi in cui dopo la fuitina al ragazzo, ‘rapitore’,
non interessava più la ragazza 'rapita' e non intendeva andare a stare
con lei, nè tanto meno fare un matrimonio riparatore. In questi casi
le famiglie venivano in odio tra di loro. L’effetto più rilevante
della ‘fuitina’ era
il fatto che la famiglia della ragazza era dispensata dal procurare una dote
alla componente che si era distaccata senza il beneplacito, la benedizione
dei genitori o comunque di coloro che erano a capo della famiglia.
Intanto una ragazza coetanea dei due giovani era entrata in conversazione e
la ragazza che stava insieme al giovane si era aperta con lei. Si, avevano
fatto la "fuitina". A decidere quando e dove era stata lei. Non si erano più fatti
vedere dai genitori di entrambi per un paio di giorni. Erano andati ad abitare
in una casa a disposizione della famiglia di lei. Poi al terzo giorno avevano
telefonato ai genitori e avevano comunicato di stare bene insieme. "Non
mi ha rapita lui, sono io che l'ho rapito"-diceva la ragazza. E poi:"Lui è un
mafioso, sicuramente fa parte della mafia".E forse voleva aggiungere:"Ha
più avvenire lui di migliaia e migliaia di suoi coetanei”. Io,
incredulo, dicevo che non era possibile.
La faccia del ragazzo era pulita e ispirava fiducia, e il suo volto annuiva a
quello che la ragazza diceva. Poi chiedevo al presunto giovane mafioso che scuole
avesse fatto. Aveva fatto la terza media e poi un anno di superiore con bocciatura
e aveva lasciato perdere gli studi a 16 anni. Altri intorno ci guardavano sbalorditi
per l'argomento inusuale di conversazione. La fermata a cui dovevo fermarmi era
prossima, avrei voluto fare altre domande, ma preferii scendere dal treno.
A distanza di tempo penso a quell'episodio e mi domando cosa potesse mai fare
quel ragazzo dalla faccia pulita e dallo sguardo limpido in una organizzazione
mafiosa o malavitosa. Non sono riuscito a darmi una risposta.
A meno che fosse lui stesso un mitomane e avesse fatto credere alla sua ragazza di essere un mafioso.
Ipotesi sicuramente da non scartare.
Lettera firmata pervenuta il 10 luglio 2014
TAG: fuitina, mafia, mafioso in erba, ragazza rapisce ragazzo.