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dell'articolo da - nei
protagonisti(personaggi della mitologia o della storia romana) non vi era alcun
rapporto fra sesso e ruolo; gli evirati cantori dunque potevano interpretare
indifferentemente parti maschili o femminili, perché ciò che contava
era la voce.L'opera seria favoriva le voci acute per la rappresentazione delle
virtù eroiche, mentre le voci maschili tradizionali del basso e del tenore
baritonale (il tenore acuto dalla voce chiara nascerà solo nel XIX secolo,
con la fine degli evirati cantori) erano considerate troppo "realistiche" e
perciò volgari, poco portate al virtuosismo, e adatte solo a ruoli secondari
o comici.
Handel volle il massimo dai cantori evirati, che in effetti soprattutto grazie
a degli studi dedicati(un corso di studio durava in media 6 anni e si studiava
sia al mattino sia al pomeriggio), erano una macchina per musica, con estensione
di voce pari a 3 ottave. Ma se ottimi e stupefacenti cantanti, spesso non erano
bravi come commedianti: e questo andava storto a Handel, che aspirava ad avere
successo perchè, non si dimentichi, era sponsor di se stesso, la compagnia
Royal Academy of Music era sua. Mi piace raccontare un aneddoto su Francesco
Bernardi, detto il Senesino, l'evirato cantore che fu il protagonista a Londra
in 17 opere di Händel (tra cui Giulio Cesare, Orlando e Bertarido in Rodelinda).
Questo cantante aveva una figura imponente e maestosa, ma non sapeva recitare
bene. Riusciva nelle parti eroiche, piuttosto statiche, mentre era criticato
quando faceva la parte del "moroso". Forse per questa sua caratteristica
negativa arrivò alla rottura con Handel. Allora nel 1733-34 Senesino si
unì alla rivale Opera della Nobiltà(mentre la compagnia di Handel
era appoggiata dalla famiglia reale inglese). In questo modo poté cantare
a fianco del grande soprano Farinelli, e il loro incontro sul palcoscenico (nel
pasticcio Artaserse) originò il famoso episodio narrato dal musicologo
Charles Burney: "Senesino aveva la parte di un crudele tiranno, e Farinelli
quella di uno sfortunato eroe in catene; ma, nel corso della prima aria, il prigioniero
intenerì a tal punto il cuore del tiranno con il suo canto, che Senesino,
dimentico del suo personaggio, corse verso Farinelli e lo abbracciò".
Questo episodio sta ad indicare come gli stessi addetti ai lavori fossero indotti
a riguardare la parte storico-poetica di un'opera con sufficienza, sicuri che
al pubblico interessasse soprattutto il virtuosismo del canto. Episodi come quello
narrato sopra erano sicuramente notati dal pubblico londinese, ma forse a Roma
sarebbero passati inosservati. A quell'epoca si racconta che il pubblico romano
che andava a teatro per vedere l'opera, formato soprattutto da nobili, stava
molto attento alle arie degli evirati cantori. Le arie cantate da altre voci
erano definite "arie da sorbetto", cioè arie in cui ci si poteva
distrarre un tantino per gustare un sorbetto. |