I Coribanti, sacerdoti di Cibele, usavano una tecnica coreutico-musicale per guarire dalla epilessia e dalla melanconia o depressione.



Orfeo in un vaso del Museo del Ceramico di Atene

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I Coribanti erano addetti al culto di Cibele, ma non si sa con esattezza se facessero parte dei sacerdoti cosidetti Galli, cioè quei sacerdoti che con l'autocastrazione imitavano Attis. I Coribanti curavano l’epilessia, il morbo sacro, e la melanconia con musica a ritmo frenetico e danze, ma erano accusati pure di infondere la pazzia. A volte questi sacerdoti erano collegati con figure mitiche sempre vicine alla Grande Madre o altra divinità femminile( come i Cureti, Cabiri, i Dattili Idei di Rea). Omero ed Esiodo li ignorano, anche se quel Iasione che amò Demetra dalle belle chiome può essere un loro simile. Sono ritenuti inventori( per questo erano considerati "nani", cioè vicini ai fabbri, perchè allora alcune capacità tecniche venivano ritenute di origine magica) delle danze orgiastiche, con musica frenetica di strumenti a fiato e di timpani.

Il canto e la musica un ponte per avvicinarsi alle divinità


Direi che gran parte della musica e in specie dei canti corali sia stata composta, interpretata dall'uomo nelle varie epoche e nelle più disparate culture a fini magico-religiosi. Nelle culture di cacciatori-raccoglitori vi sono numerosi esempi di canti in coro presso gli indiani delle Americhe. Questi canti avevano finalità magica. Prevenivano le epidemie e provocavano la salute umana, oppure avevano lo scopo di aumentare le specie animali cacciate dagli uomini. Presso gli Altaici(cultura dell'Asia settentrionale) spesso erano dirette al nume considerato il Signore degli animali, nel caso fossero stati uccisi nella caccia più animali del solito, per placare la sua presunta collera. Un ruolo importante nel canto magico-religioso di alcune culture di cacciatori-pescatori-raccoglitori era tenuto dallo sciamano. Tra le sue funzioni spesso quella di dirigere i cori. Presso gli Hupa del gruppo Athabasca(California del nord-ovest) si celebravano rituali con danze e canti che avevano fini magici. I canti erano diretti dallo sciamano che aveva avuto la rivelazione di essi in sogno o in esperienze estatiche.
La connessione rituale della parola e del canto, evidente presso gli Hupa, è quasi codificata nella tradizione: per questa tradizione i testi sacri, dai Veda(testo sacro indiano del secondo millennio a.C.) alla Torah(Pentateuco della Bibbia), divengono religiosamente insignificanti nel momento in cui si leggono, mentre si rivelano nella loro funzione autentica nel momento in cui sono cantati secondo norme salmodiche e ritmo-musicali. Ed anche nella liturgia cristiana alla preghiera sotto forma di canto viene riconosciuta una forza superiore ad ogni altro tipo di preghiera. Secondo gli studiosi di religione, il canto ingenera una cointeressenza vissuta e totale dell'individuo e del gruppo, e quindi una preghiera eseguita in modalità corale si ritiene debba avere più influenza sugli spiriti, sulle divinità, in specie quando si immaginano con sembianze umane.
In una cultura composita come quella dell'antica Grecia l'unione di versi e canto diventano "lirica" perchè molto spesso il canto viene accompagnato dalla lira, una sorta di odierna chitarra. E gli argomenti della lirica sono oltremodo variati, cioè non è più preponderante il canto di carattere religioso. E il canto può essere accompagnato con la cetra(lirica citarodica), oppure dal flauto(lirica aulodica). Ma mai da più di uno strumento. Ma il musico per eccellenza è un dio, Apollo, Il dio che canta accompagnandosi con la lira. Apollo sfidò il satiro Marsia (o, secondo altre fonti, venne da questi sfidato) in una gara musicale; in seguito alla vittoria, per punire l'ardire del satiro, che si era impudentemente vantato di essere più bravo di lui, lo fece legare a un albero di pino e scorticare vivo. E il frigio Marsia era seguace di Cibele. Per questa divinità della terra risuonarono in Asia Minore nel corso del II millennio a.C. i canti altissimi dei suoi sacerdoti, detti Galli, che si autocastravano imitando il dio Attis.

Orfeo e l'orfismo

Orfeo rappresenta per lo spirito greco l'essenza della musica. Infatti cantando accompagnandosi con la lira riesce ad andare nell'oltretomba e convincere Ade a farsi restituire l'amata Euridice, morta per per un morso di serpente. Euridice è liberata, ma Orfeo non può rivolgere a lei gli occhi, voltandosi indietro, se non dopo aver varcato il confine del regno dei morti. Ma Orfeo non riesce in questa impresa. Orfeo è un musico perfetto, ma non supera la prova richiesta. Orfeo fu il primo eroe greco a scendere nell'Ade per amore di una donna. Altri eroi, come Perseo, riescono nell'impresa, si sposano e hanno una buona discendenza. Perseo è il paradigma dell'eroe iniziato greco che supera la prova; infatti Perseo, aiutato da Athena che gli dona uno scudo-specchio, non volge indietro lo sguardo, ma cammina a ritroso, colpendo Gorgone Medusa che dorme col falcetto di Hermes. Invece Orfeo si volge indietro, perde Euridice per sempre e poi rifiuta di amare altre donne. Forse per questo viene fatto a pezzi da un gruppo di baccanti che lo avevano invitato a un'orgia dionisiaca. La sua testa finisce nel fiume Evros, ma galleggiando continua a cantare.
La complessa figura mitica di Orfeo, il suo rapporto con gli inferi, il suo legame con i riti misterici, i suoi tratti sciamanici e il suo legame col canto fecero sì che fosse riconosciuto il fondatore in Tracia di una nuova ideologia mistico-religiosa, l'orfismo, ideologia diffusasi in Grecia specialmente tra i "meteci", cioè gli schiavi.
Per la religione olimpica nell'antica Grecia, cioè il credo dominante, dopo la morte nell'oltretomba sopravvive un fantasma estremamente tenue e fragile. Questo fantasma per prendere un pò di forza tanto da consentirgli di comunicare ha bisogno di sangue, di un sacrificio cruento. Il sacrificio cruento di animali per gli Orfici è qualcosa di delittuoso perchè nel corpo di un animale c'è un nostro simile. Secondo gli orfici ogni essere vivente ha un'anima che sopravvive dopo la morte e si reincarna in un altro corpo(essere umano o animale) finchè non si purifichi del tutto(l'uomo quando nasce deve espiare la primordiale uccisione del dio Zagreo-Dioniso, sotto forma di toro), condizione necessaria per riunirsi con lo spirito del dio Zagreo(un Dioniso senza culto orgiastico, senza estasi selvaggia, senza Baccanti e senza vino). Inoltre gli adepti dell'Orfirmo hanno orrore del sangue, della violenza, della guerra, abborriscono i sacrifici di animali e li sostituiscono con offerte vegetali, fanno una vita morigerata e casta e/o temperata. Lo stesso Orfeo, che fa parte degli Argonauti, si tiene lontano dalle battaglie, limitandosi a dettare il tempo a coloro che remano, e però riesce a calmare i flutti col suo canto e riesce, sempre col canto, a distogliere gli uomini dell'equipaggio dai canti di seduzione delle sirene. In Grecia, in special modo prima del costituirsi della polis, delle città autonome, cioè al tempo delle grandi famiglie guerriere, l'attività del musico era degradante, soprattutto per un uomo. I due mitici gemelli Anfione e Zeto, figli di Antiope, erano diversi tra di loro. Zeto era battagliero e attivo e amava la caccia; spesso rimproverava il fratello Anfione per la sua passione per la lira e la musica che lo distoglievano dal compiere cose utili. Quindi la musica non era ben vista nella mentalità di allora. Tanto è vero che il destino di Anfione e della sua generazione fu tragico, anche per aver sposato Niobe che era stata indotta alla follia per aver offeso Latona, la madre di Apollo e Artemide.
Gli iniziati ai misteri orfici imparano degli inni che saranno loro utili nell'oltretomba. Spesso questi inni, in lamine di rame, si trovano come corredo funerario delle loro tombe. Si presume che nell'oltretomba gli iniziati dovessero imitare Orfeo a districarsi, a superare certi ostacoli. E nel contempo si può arguire che il canto fosse più una espressione dell'anima piuttosto che del corpo. Quest'ultimo era considerato la 'tomba' provvisoria dell'anima, il periodo buio in cui espiare prima di ritrovare la luce nell'unione col dio Zagreo.
E' probabile che l'Orfismo abbia influenzato prima Pitagora e i pitagorici, poi il Cristianesimo dei primi secoli.

Il canto gregoriano

Nel cristianesimo la più sublime forma di canto è il canto gregoriano. Il canto gregoriano è monodico e solitamente corale, ma vi sono parti per solista nella liturgia. Il canto gregoriano è liturgia, non accompagna la liturgia e dovrebbe essere eseguito sempre a cappella affinchè i cantori stessi e gli ascoltatori possano concentrarsi nell'ascolto e nella meditazione delle parole della liturgia. Questa forma di canto-preghiera era e continua a suggellare il corso della giornata in alcuni ordini monastici. Il canto gregoriano non deve essere eseguito con intenti spettacolari, quindi va cantato a mezza voce, attenuando ulteriormente i toni più bassi e i toni più alti. E' un canto ripetitivo, ma non è una nenia; anzi è un continuo innalzamento della tonalità melodica seguito da abbassamenti altrettanti frequenti.